UNITA' PASTORALE BRISIGHELLA - FOGNANO: CALENDARIO DELLE BENEDIZIONI 2025
Il mio piccolo personale giubileo della speranza cercherò di viverlo, in queste settimane, nel "pellegrinaggio" delle benedizioni, bussando alle porte delle vostre case ed entrandovi come chi compie il gesto religioso di varcare "porte sante". Sosterò (sosteremo) anche solo per pochi minuti nei luoghi della vita domestica, per tenere vivo il pensiero che la vita, anche se fuggevole e incerta, è sempre benedizione, segno di speranza. Per portare la pace del risorto che, dalla fine dei tempi, dice a tutti: "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui" (Ap 3,20).
Vivendo il rito delle benedizioni pasquali in questo anno giubilare, è interessante sottolineare il fatto che c`porta " (dal greco pera()) e "pasqua" (dall'ebraico `pesach) provengono da un significato comune: attraversamento, passaggio. L'evento pasquale — cioè, la conversione del cuore, la rinascita spirituale, il passaggio alla vita nuova — accade nella nostra vita ogni volta che attraversiamo quella soglia, tutta umana, che ci conduce ad un autentico incontro con l'altro; ogni volta che l'altro diventa per me l'immagine stessa di Dio, il segno visibile e fraterno del Cristo che dice: "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo" (Cv 10,9).
Per quanto si potrà, allora, cercherò (cercheremo) di ascoltare, con le orecchie ma anche con gli occhi. Nell'entrare, già ad un primo sguardo, gli interni delle case (con la loro luce, l'arredamento, le fotografie, gli animali) dicono molto di chi vi abita: i ricordi, gli affetti, le abitudini, il modo di vivere. Per molti la casa è luogo in cui, soli o (i fortunati) in compagnia, si vive l'autunno della vita, nel suo scorrere perlopiù lento e senza sussulti. Dalle prime e prevedibili battute ("come va?" - "cosa vuole, andiamo da vecchi') si passerà, in qualche caso, ai racconti. I fatti essenziali di una intera esistenza si riassumono, a volte, con poche e semplici pennellate, che restituiscono però il senso di ciò che si è avuto e che si è dato: l'impegno nel lavoro, l'accudimento dei figli, i giorni felici, i momenti bui. Fatiche e soddisfazioni si sono intrecciate come robuste liane.
Quanta bellezza e poesia, però, in questi semplici e intensi racconti, per tutto ciò che è trascorso e più non tornerà, perché la vita, ahimè, va sempre e solo avanti, mitigata solo dal ricordo che custodisce le immagini del passato come foto nei cassetti. E così, ricordando, si contempla il tesoro della vita col suo bottino di gioie, opportunità, insieme a rimpianti, ferite e delusioni. Messo a parte della ricchezza di tante storie personali, anche intime e commoventi, mi torneranno alla mente le parole del salmista: "E' questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti" (Sal 118,20).
Il velo della malinconia lascerà spazio alla consolazione e al sorriso pensando non al proprio e sempre più esile futuro (lillora arrivederci, al prossimo anno", e qualcuno risponderà: (s.e, ci siamo ancora, speriamo...'), ma a quello dei figli o dei nipoti che riapre l'orizzonte a nuove attese e speranze. Altri, dopo di noi, continue¬ranno il cammino della vita. Siamo parte di un mistero che la morte non annienta ("il tempo è la misericordia dell'eternità", scrive il poeta William Blake), ma contribuisce, anzi, ad alimentare: "La morte è la curva della strada, / morire è solo non essere visto. / Se ascolto, sento i tuoi passi / esistere come io esisto. / La terra è fatta di cielo. / Non ha nido la menzogna. / Mai nessuno s'è smarrito. / Tutto è verità e passaggio." (Fernando Pessoa)
don Marco
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